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sabato 4 aprile 2015

Le Pupazze Pasquali

    





 Io sono romana per metà da parte di padre, infatti mia nonna Brunilde de Santis,  era romana “da sette generazioni” come ci ripeteva sempre suo fratello, il mitico zio Gigi. I miei ricordi d’infanzia si alternano tra le tradizioni della mia terra natale e quelle della tradizione romana che mia zia Dedi ci ha tramandato, con tutta la passione e la maestria di cui è capace.             
        Le pupazze sono una tradizione della mia famiglia romana. Zia Dedi mi ha raccontato che quando era  piccolina, dopo la guerra, sua  nonna  preparava delle  vere pupazze alte circa 15 -18 cm di pasta frolla per tutti i nipoti, e le faceva di tre tipi: per i più piccini un pupo in fasce con un uovo sulla pancia, con le braccine incrociate, gli occhietti erano dei chicchi di pepe  nero e  si cercava di disegnare il visino e i capelli. Per  le più  grandicelle si formavano delle bambine con abitino, trecce e sempre l'uovo tra le braccia, per i maschietti si faceva il bambino con pantalone e sempre l'uovo sulla pancia .
        Negli anni, lei ha modificato la preparazione delle pupazze, eliminando l'uovo e ricamando gli abiti semplicemente aiutandosi con  il ditale, facendo le gonne con cerchi e  forbici. In seguito, ha iniziato a far preparare a tutti i nipoti, e credetemi erano tanti, diversi pupazzi di pasta frolla con formine a forma di  papere, tartarughe, casette, lumache. Usava la pasta come se fosse Creta

mio figlio Little prepara le piccole pupazze





                        Comunque piccoli o grandi, tutti ci tenevano ad avere la loro pupazza per la colazione di Pasqua, per questo inventò  le piccole  pupazze così erano tutti contenti  e  potevano regalarle ad amici e parenti .

L’usanza romana per la colazione della Santa Pasqua consisteva nel  preparare la tavola grande con la tovaglia più bella e bianca ,al centro si metteva un vaso pieno di viole di Pasqua ,delle tazze per la cioccolata, caffelatte o the. Vassoi pieni di salumi di varie specie, non mancava mai la corallina tagliata a fettine diagonali e spesse e la lonza. C’era  anche  un salame piccolo chiamato ” coioni di somaro”  ma non tutti lo compravano e  solo i veri romani lo conoscono .Vassoi con formaggi vari, torte al formaggio, crostate, ciambellone, la torta di Pasqua semi dolce per mangiarci i salumi e formaggi, le uova sode  in un cestino guarnito a piacere e le uova di cioccolata . Infine le famose  Pupazze. Questa colazione si usa ancora ,anche se ridimensionata ,perché un tempo ci si alzava presto anche nei giorni di  di festa e quindi la colazione era fatta verso le 8-9 del mattino e poi si camminava di più.  Il pranzo si faceva dopo le ore 14 ,e il menù era solitamente composto da  un consomè oppure una  stracciatella  con capellini, seguivano fettuccine al ragù, carne in umido (cotta nel ragù ) abbacchio, pollo arrosto,verdure e insalate .Si continuava con i dolci, rigorosamente fatti in casa. E  quando nessuno aveva il forno in casa, le donne prendevano appuntamento nei forni nel vicinato, si portavano tutti gli ingredienti  che servivano per i dolci che decideva di fare ,e passavano le notti a far lievitare e cuocere il tutto. Il sabato mattina si scioglievano le campane delle chiese di Roma e la domenica mattina era un concerto per tutta la città. I preti uscivano dalle chiese  con i chirichetti ed andavano  per le case a benedire la tavola e tutte le cibarie per la Santa Pasqua.


E quando mia zia Dedi veniva a Sorrento a festeggiare la Pasqua replicavamo queste tradizioni anche a casa mia. La cucina di mia madre diventava un laboratorio di pasticceria, tra tradizioni locali, con pastiere e casatielli e tradizione romane con lievitati ai salumi e formaggi e le mitiche Pupazze. Il divertimento per me e le mie sorelle era il poter decorare i vestiti delle bambole e preparale anche per le nostre amiche.



 La domenica di Pasqua era una festa fare questa mega colazione tutti insieme e finalmente poterle mangiare insieme alle fette di salame e caciocavallo.
E così quest’anno ho voluto replicare con i miei figli la preparazione delle pupazze come augurio per una buona Pasqua. Ricordare e preservare le tradizioni della propria famiglia è un modo per dimostrare ai nostri cari l’amore che proviamo per loro.



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