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venerdì 19 settembre 2014

Cosa ci dicono le etichette?




Questa primavera abbiamo organizzato insieme al forum dei giovani di Sant’Agnello, la cittadina nella quale abito, una chiacchierata poco formale per cercare di capire insieme cosa compriamo quando andiamo al supermercato e se questi alimenti possono avere degli effetti negativi sulla nostra salute.
Questo è il mio intervento su questo argomento, che mi sta molto a cuore:


"SAPPIAMO LEGGERE LE ETICHETTE DI QUELLO CHE COMPRIAMO?"

Dobbiamo iniziare a pensare che il nostro corpo è una macchina perfetta e che il cibo è il carburante che seve per farlo funzionare bene e per evitare di ammalarsi.
 Se noi forniamo al nostro corpo “non cibo” cioè elementi che non lo nutrono gli stiamo facendo un danno enorme. E’ come se nel serbatoio di un ‘automobile mettessimo dell’acqua al posto della benzina, con il tempo il motore si ingripperebbe fino a non camminare più..
Questo succede con il nostro corpo, a furia di introdurre elementi non buoni;  con gli anni rischiamo di andare incontro a patologie legate alla sbagliata alimentazione.

Purtroppo il mondo in cui viviamo non ci aiuta, perché a partire dalle grandi multinazionali dell’alimentazione, si fanno studi sempre più accurati per costringerci a comprare quello che vogliono. Nei supermercati  le merci sono esposte in base a degli studi ben precisi, le merendine, i biscotti, le caramelle sono sempre ad altezza bambino, perché quello è il target a cui sono rivolti, vicino alle casse ci sono sempre degli espositori con caramelle, cioccolata, piccoli snack, perché nell’attesa della fila prendiamo qualcosa e la mettiamo nel carrello. E’ successo a me come credo a molte di voi.

I colori e le immagini dei prodotti sono studiate da psicologi, perché un prodotto ha successo se la sua immagine attira l’attenzione, motivo per cui troviamo sempre sulle confezioni foto invitanti e colori sgargianti. Ma non  fatevi ingannare perché la maggior parte delle volte l’immagine non corrisponde al vero, è solo marketing. Vi è mai capitato di comprare una confezione di cornetti per la colazione in scatola perché facevano venire fame solo a guardarli e quando avete aperto la confezione vi è passata la fame?? A me in passato si e quindi evito completamente di comprarli. E infatti su molte confezione è specificato, sempre in caratteri molto piccoli “l’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”

Ma veniamo alle etichette. Primo problema è che sono scritte in caratteri minuscoli per cui a volte è davvero difficile leggerle, però a volte basta individuare un paio di parole per farci capire che sarebbe meglio non comprarli.

Altro indizio: le etichette ricche di indicazioni sono sinonimo di qualità; il produttore è obbligato per legge a rispettare la veridicità di quello che scrive, quindi l’origine della materia prima, la descrizione del metodo di produzione, la certificazione di qualità ed anche il numero verde per poter contattare l’azienda in caso di problemi e, perché no,  le ricette indicate sulla confezione che contribuiscono ad elevare il livello di qualità del prodotto.
L‘ordine con cui appaiono gli ingredienti nell’etichetta non è casuale, ma è regolato per legge. In particolare gli ingredienti devono comparire in ordine decrescente di quantità, in altre parole il primo ingrediente è più abbondante del secondo che a sua volta è più abbondante del terzo e così via.
Controllando l’ordine degli ingredienti tra due prodotti simili possiamo quindi farci un’idea di quale dei due è qualitativamente migliore.
Tra gli ingredienti non dobbiamo dimenticare gli “ADDITIVI” che di solito compaiono alla fine dell’elenco. Evitarli è quasi impossibile, essi sono presenti nella maggior parte degli alimenti che si acquistano al supermercato e sono utilizzati sia per conservare i prodotti sia per renderli più invitanti.
La legge stabilisce come e quando, ma soprattutto quali additivi possono essere usati.
Gli additivi sono sostanze che sono utilizzate dall'industria alimentare per migliorare alcune caratteristiche del prodotto come:
tempo di conservazione (conservanti)
aspetto e colore (coloranti, emulsionanti, ecc.)
sapore (esaltatori di sapidità, correttori di acidità, ecc.)
Gli additivi non hanno alcun valore nutrizionale e non sono sempre così innocui.
Il loro impiego è regolamentato a livello nazionale e comunitario e sulle etichette sono spesso indicati con la lettera E seguita da un numero. La lettera E indica che l’additivo in questione è permesso in tutti i paesi dell’Unione Europea, mentre il numero che segue ne definisce la categoria d’appartenenza.
Coloranti (da E100 ad E199)Conservanti (da E200 ad E299)
la loro funzione e quella di rallentare il processo di deterioramento del cibo causato da muffe, batteri e lieviti.
Antiossidanti (E300 ad E322) evitano il processo d’ossidazione dell’alimento.
Correttori di acidità (da E325 ad E385) danno all’alimento un gusto acidulo
Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti (da E400 ad E495).
Aromatizzanti, conferiscono agli alimenti specifici odori e sapori. La legge italiana prevede la loro indicazione in etichetta in modo generico come “aromi”. Possono essere naturali o artificiali. Alla prima categoria appartengono aceto, limone, zucchero e derivati, alcool, olio e sale.

ATTENZIONE!!! Il produttore può affiancare agli additivi registrati con la sigla europea altri additivi scritti con il nome per esteso. In questo caso il consumatore è tratto in inganno poiché portato a pensare che gli additivi impiegati siano solo quelli contrassegnati con la sigla E….
I dubbi sulla dannosità di alcuni additivi sono ancora molti. Nonostante la legge fissi i livelli massimi consentiti, questi fanno riferimento ad un consumo moderato di alimenti, cioè non considerano la somma di tutti i cibi consumati in un pasto o in un giorno.
Infatti, è difficile valutare l’interazione tra diverse tipologie di additivi e valutare gli effetti da accumulo nell’organismo di piccole quantità di additivi differenti, inoltre non vi è alcuna prova sui loro effetti a lungo termine.
Di molti additivi non è stata provata alcuna conseguenza sulla salute, ma non si ha nemmeno la certezza che con il tempo non siano nocivi. Ancora non è chiaro se queste sostanze possano sviluppare reazioni allergiche, ma di sicuro contribuiscono all’insorgenza delle intolleranze alimentari.
E’ davvero molto difficile esprimere un giudizio unitario, non è possibile affermare che gli additivi alimentari sono innocui, ma nemmeno condannarli ingiustamente.

Vediamo alcuni esempi di additivi alimentari
Nitrati (E249, E250) Nitriti ( E251, E252)
Sono conservanti utilizzati nei salumi, insaccati e carni lavorate, impediscono lo sviluppo del batterio Clostridium botulinum, il batterio che produce una tossina mortale, il botulino. Inoltre mantengono vivace il colore della carne e ne migliorano il sapore.
I nitrati in piccole dosi non sono pericolosi, mentre i nitriti legandosi alle ammine presenti in altri cibi formano le nitrosammine, considerate potenzialmente cancerogene.
Polifosfati (E450)
Si trovano principalmente negli insaccati cotti, il prosciutto cotto, la spalla cotta e nei formaggi fusi, per renderli più morbidi e succosi.
Possono dare problemi digestivi e poiché forniscono all’organismo dosi massicce di fosforo, per poter essere eliminato, questo minerale è legato agli atomi di calcio e poi eliminato insieme. In pratica, un eccesso di fosforo si traduce in una perdita di calcio, a danno di ossa e denti.
Sarebbe bene evitarli, soprattutto nell’alimentazione dei bambini; proprio per questi aspetti le nuove norme sul prosciutto cotto vietano l’uso di questi additivi nei prosciutti cotti di alta qualità.
Solfiti (da E220 ad E227)
Evita la fermentazione della frutta secca evitandone l’imbrunimento naturale.
Questi additivi sono irritanti per il tubo digerente e distruggono la vit. B1 fondamentale per il sistema nervoso.
Inoltre, possono dare reazioni allergiche e sono sospettati di essere legati all’iperattivismo infantile.
Glutammato (E620, E621)
Rafforza il gusto degli alimenti, lo troviamo in quasi tutti i piatti pronti, nel dado, nelle salse, nelle patatine e snack, ecc.
Oggi si ritiene che possa causare mal di testa e problemi a livello del sistema nervoso, ma solo nelle persone predisposte.
Acido alginico e arginati (da E400 ad E405) carragenine (E406, E407).
Sono addensanti  presenti soprattutto nelle salse e conferiscono loro la cremosità.
Possono provocare reazioni allergiche e, se ingerite in grandi quantità, alterano il metabolismo.
Mono e digliceridi degli acidi grassi (E471).
Li ritroviamo molto spesso nelle merendine e  nei biscotti. Possono essere di origine vegetale e quindi derivare da oli di scarsa qualità, come olio di cocco, di palma e colza, oppure di origine animali e sono scarti di macellazione, quindi derivare da unghie, corna e grasso animale. Hanno la funzione di emulsionare, addensare e conservare. L’organismo li utilizza come grassi.
Lecitina di soia (E322), Butilidrossianisolo (E320), Acido L-ascorbico (E300-E304).
Li ritroviamo nei prodotti da forno, cereali, biscotti e merendine. Sono antiossidanti, impediscono che i grassi si ossidino, irrancidendosi.
La lecitina di soia non è considerata tossica, ma favorisce la metabolizzazione e il trasporto degli acidi grassi dal fegato alla periferia. In dosi elevate può influire sull’assorbimento intestinale.
Per quanto riguarda l’E320, secondo alcuni, potrebbe distruggere la vitamina D, aumentare i livelli di colesterolo e causare allergia.
L’acido L-ascorbico altro non è che la vitamina C, è innocuo anche se in forti dosi può avere un effetto lassativo. 
Sorbitolo (E420), Mannitolo (E421)
Sono dolcificanti che possono causare problemi allo stomaco.
Coloranti gialli (da E101 ad E110)
E102 ed E110 sono controindicati per chi è allergico all’acido acetilsalicilico e per gli asmatici.
FACCIAMO ATTENZIONE :E’ molto difficile valutare la correlazione tra diverse tipologie di additivi e valutarne gli effetti da accumulo nell’organismo di piccole quantità di additivi diversi, inoltre non ci sono ancora prove certe sui loro effetti a lungo termini. Ancora non è chiaro se possono essere la causa di patologie allergiche ma di sicuro contribuiscono all’insorgenza di intolleranze alimentari.
Da alcuni recenti studi in inghilterra è emerso che tra additivi, coloranti e la sindrome di deficit dell’attenzione e iperattività c’è uno stretto legame. Per cui, quello che noi mamme possiamo fare è limitarne l’uso il più possibile e scegliere bene quello che compriamo. Ricordiamo che i nostri figli seguono il nostro esempio, e che non possiamo pretendere che i nostri figli rinunciano a mangiare cibo spazzatura se noi genitori ne siamo consumatori  abituali.

Etichette ricche di indicazioni alimentari sono sinonimo di qualità.
Più indicazioni troviamo sull’etichetta, tanto migliore sarà il giudizio alimentare sul quel prodotto. La qualità dell’alimento è esaltata dalle sue proprietà nutrizionali e pubblicizzando la natura e l’origine dei suoi ingredienti. Il produttore è obbligato, per legge, a rispettare la veridicità delle informazioni riportate sull’etichetta. La descrizione del metodo di produzione, certificazione di qualità, ricette e numero verde d’assistenza clienti contribuiscono ad elevare ulteriormente la qualità del prodotto.
Non fare troppo affidamento all’immagine riportata sulla confezione. 
Sotto l’immagine rappresentativa del prodotto ritroviamo, anche se in caratteri minuscoli, la dicitura “l’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”, quindi non facciamoci ingannare dall’illustrazione perché essa non è legata necessariamente al reale aspetto del prodotto. Non dimentichiamoci di verificare l’integrità della confezione.
Attenzione agli slogan “ Senza……”
“Senza zucchero”, se nell’etichetta troviamo riportato le seguenti diciture “ sciroppo di glucosio”, “sciroppo di fruttosio”, “maltosio, “amido di mais”, “sciroppo di vegetali” vuol dire che l’alimento contiene indirettamente dello zucchero; queste sostanze hanno, infatti, un indice glicemico simile al saccarosio. Preferire prodotti dolcificati con succo di uva o succo di mela o fruttosio puro.

“Senza grassi”, se nell’etichetta troviamo la dicitura “mono e digliceridi degli acidi grassi” essi sono metabolizzati dall’organismo come grassi. Preferire gli alimenti contenenti grassi mono- polinsaturi. Altro discorso e per i grassi idrogenati che sono stati ritenuti potenzialmente cancerogeni. La normativa vigente in materia non obbliga il produttore ad inserire la dicitura “con grassi idrogenati” per cui noi possiamo evitarli solo affidandoci al buon senso del produttore che può evidenziare sulla confezione la mancanza di tali grassi.

“Senza calorie” o “Dietetico”, molte volte in questi prodotti troviamo come dolcificante l’aspartame. Il mio consiglio è quello di evitare questi prodotti perché l’aspartame, è stato scientificamente provato, è un composto potenzialmente cancerogeno.
Occhio al prezzo!!! 
Molte volte capita di scegliere il prodotto in base al prezzo, pensando di risparmiare, ma in realtà se confrontiamo i due prodotti ci possiamo rendere conto che non sempre è così. Impariamo a confrontare il peso, sia intero che sgocciolato: mole volte quello che costa di meno e perché contiene meno prodotto. Impariamo a verificare la qualità: spesso l’uso massiccio di additivi sottolinea la scarsa qualità dell’alimento, perché queste sostanze molte volte vengono usate per mascherare l’assenza di alcuni ingredienti troppo costosi o per compensare la scarsa qualità delle materie prime.

Quindi concludo dicendovi che questa nostra chiaccherata vuole solo essere una condivisione di informazioni , purtroppo la nostra sola difesa contro questo bombardamento di elementi chimici nel cibo è la conoscenza. 

“Ricordate che la difficoltà del cambiamento dello stile di vita si supera con la consapevolezza che quando mangiamo nutriamo il nostro tempio, che è il contenitore della nostra anima. E noi dovremmo avere profondo rispetto per il nostro tempio” 
(cit. Dott. Franco Berrino)







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