Questa primavera abbiamo organizzato insieme al forum dei giovani di Sant’Agnello, la cittadina nella quale abito, una chiacchierata poco formale per cercare di capire insieme cosa compriamo quando andiamo al supermercato e se questi alimenti possono avere degli effetti negativi sulla nostra salute.
Questo è il mio intervento su
questo argomento, che mi sta molto a cuore:
"SAPPIAMO LEGGERE LE ETICHETTE
DI QUELLO CHE COMPRIAMO?"
Dobbiamo iniziare a pensare
che il nostro corpo è una macchina perfetta e che il cibo è il carburante che
seve per farlo funzionare bene e per evitare di ammalarsi.
Se noi forniamo al nostro corpo “non cibo”
cioè elementi che non lo nutrono gli stiamo facendo un danno enorme. E’ come se
nel serbatoio di un ‘automobile mettessimo dell’acqua al posto della benzina,
con il tempo il motore si ingripperebbe fino a non camminare più..
Questo succede con il nostro
corpo, a furia di introdurre elementi non buoni; con gli anni rischiamo di andare incontro a
patologie legate alla sbagliata alimentazione.
Purtroppo il mondo in cui
viviamo non ci aiuta, perché a partire dalle grandi multinazionali dell’alimentazione,
si fanno studi sempre più accurati per costringerci a comprare quello che vogliono.
Nei supermercati le merci sono esposte
in base a degli studi ben precisi, le merendine, i biscotti, le caramelle sono
sempre ad altezza bambino, perché quello è il target a cui sono rivolti, vicino
alle casse ci sono sempre degli espositori con caramelle, cioccolata, piccoli
snack, perché nell’attesa della fila prendiamo qualcosa e la mettiamo nel
carrello. E’ successo a me come credo a molte di voi.
I colori e le immagini dei
prodotti sono studiate da psicologi, perché un prodotto ha successo se la sua
immagine attira l’attenzione, motivo per cui troviamo sempre sulle confezioni foto
invitanti e colori sgargianti. Ma non fatevi ingannare perché la maggior parte delle
volte l’immagine non corrisponde al vero, è solo marketing. Vi è mai capitato
di comprare una confezione di cornetti per la colazione in scatola perché
facevano venire fame solo a guardarli e quando avete aperto la confezione vi è
passata la fame?? A me in passato si e quindi evito completamente di comprarli.
E infatti su molte confezione è specificato, sempre in caratteri molto piccoli
“l’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”
Ma veniamo alle etichette.
Primo problema è che sono scritte in caratteri minuscoli per cui a volte è
davvero difficile leggerle, però a volte basta individuare un paio di parole per
farci capire che sarebbe meglio non comprarli.
Altro indizio: le etichette
ricche di indicazioni sono sinonimo di qualità; il produttore è obbligato per
legge a rispettare la veridicità di quello che scrive, quindi l’origine della
materia prima, la descrizione del metodo di produzione, la certificazione di
qualità ed anche il numero verde per poter contattare l’azienda in caso di
problemi e, perché no, le ricette
indicate sulla confezione che contribuiscono ad elevare il livello di qualità
del prodotto.
L‘ordine con
cui appaiono gli ingredienti nell’etichetta non è casuale, ma è regolato per
legge. In particolare gli ingredienti devono comparire in ordine decrescente di
quantità, in altre parole il primo ingrediente è più abbondante del secondo che
a sua volta è più abbondante del terzo e così via.
Controllando l’ordine degli
ingredienti tra due prodotti simili possiamo quindi farci un’idea di quale dei
due è qualitativamente migliore.
Tra gli ingredienti non dobbiamo dimenticare
gli “ADDITIVI” che di solito compaiono alla fine dell’elenco. Evitarli è
quasi impossibile, essi sono presenti nella maggior parte degli alimenti che si
acquistano al supermercato e sono utilizzati sia per conservare i prodotti sia
per renderli più invitanti.
La legge stabilisce come e quando, ma soprattutto
quali additivi possono essere usati.
Gli additivi sono sostanze che sono
utilizzate dall'industria alimentare per migliorare alcune caratteristiche del
prodotto come:
tempo di conservazione (conservanti)
aspetto e colore (coloranti,
emulsionanti, ecc.)
sapore (esaltatori di sapidità, correttori di acidità,
ecc.)
Gli additivi non hanno alcun valore nutrizionale e non sono sempre
così innocui.
Il loro impiego è regolamentato a livello nazionale e comunitario
e sulle etichette sono spesso indicati con la lettera E seguita da un numero.
La lettera E indica che l’additivo in questione è permesso in tutti i paesi
dell’Unione Europea, mentre il numero che segue ne definisce la categoria
d’appartenenza.
Coloranti (da E100 ad E199)
Conservanti (da E200 ad
E299)
la loro funzione e quella di rallentare il processo di deterioramento
del cibo causato da muffe, batteri e lieviti.
Antiossidanti (E300 ad E322)
evitano il processo d’ossidazione dell’alimento.
Correttori di acidità (da
E325 ad E385) danno all’alimento un gusto acidulo
Addensanti,
emulsionanti e stabilizzanti (da E400 ad E495).
Aromatizzanti, conferiscono
agli alimenti specifici odori e sapori. La legge italiana prevede la loro
indicazione in etichetta in modo generico come “aromi”. Possono essere naturali
o artificiali. Alla prima categoria appartengono aceto, limone, zucchero e
derivati, alcool, olio e sale.
ATTENZIONE!!! Il produttore può
affiancare agli additivi registrati con la sigla europea altri additivi scritti
con il nome per esteso. In questo caso il consumatore è tratto in inganno
poiché portato a pensare che gli additivi impiegati siano solo quelli
contrassegnati con la sigla E….
I dubbi sulla dannosità di alcuni additivi sono
ancora molti. Nonostante la legge fissi i livelli massimi consentiti, questi
fanno riferimento ad un consumo moderato di alimenti, cioè non considerano la
somma di tutti i cibi consumati in un pasto o in un giorno.
Infatti, è
difficile valutare l’interazione tra diverse tipologie di additivi e valutare
gli effetti da accumulo nell’organismo di piccole quantità di additivi
differenti, inoltre non vi è alcuna prova sui loro effetti a lungo termine.
Di
molti additivi non è stata provata alcuna conseguenza sulla salute, ma non si
ha nemmeno la certezza che con il tempo non siano nocivi. Ancora non è chiaro
se queste sostanze possano sviluppare reazioni allergiche, ma di sicuro
contribuiscono all’insorgenza delle intolleranze alimentari.
E’ davvero molto
difficile esprimere un giudizio unitario, non è possibile affermare che gli
additivi alimentari sono innocui, ma nemmeno condannarli ingiustamente.
Vediamo
alcuni esempi di additivi alimentari
Nitrati
(E249, E250) Nitriti ( E251, E252)
Sono conservanti utilizzati nei salumi,
insaccati e carni lavorate, impediscono lo sviluppo del batterio Clostridium
botulinum, il batterio che produce una tossina mortale, il botulino. Inoltre
mantengono vivace il colore della carne e ne migliorano il sapore.
I nitrati in
piccole dosi non sono pericolosi, mentre i nitriti legandosi alle ammine
presenti in altri cibi formano le nitrosammine, considerate potenzialmente
cancerogene.
Polifosfati
(E450)
Si
trovano principalmente negli insaccati cotti, il prosciutto cotto, la spalla
cotta e nei formaggi fusi, per renderli più morbidi e succosi.
Possono dare
problemi digestivi e poiché forniscono all’organismo dosi massicce di fosforo,
per poter essere eliminato, questo minerale è legato agli atomi di calcio e poi
eliminato insieme. In pratica, un eccesso di fosforo si traduce in una perdita
di calcio, a danno di ossa e denti.
Sarebbe bene evitarli, soprattutto
nell’alimentazione dei bambini; proprio per questi aspetti le nuove norme sul
prosciutto cotto vietano l’uso di questi additivi nei prosciutti cotti di alta
qualità.
Solfiti
(da E220 ad E227)
Evita
la fermentazione della frutta secca evitandone l’imbrunimento naturale.
Questi
additivi sono irritanti per il tubo digerente e distruggono la vit. B1
fondamentale per il sistema nervoso.
Inoltre, possono dare reazioni allergiche
e sono sospettati di essere legati all’iperattivismo infantile.
Glutammato
(E620, E621)
Rafforza
il gusto degli alimenti, lo troviamo in quasi tutti i piatti pronti, nel dado,
nelle salse, nelle patatine e snack, ecc.
Oggi si ritiene che possa causare mal
di testa e problemi a livello del sistema nervoso, ma solo nelle persone
predisposte.
Acido
alginico e arginati (da E400 ad E405) carragenine (E406, E407).
Sono addensanti
presenti soprattutto nelle salse e conferiscono loro la cremosità.
Possono
provocare reazioni allergiche e, se ingerite in grandi quantità, alterano il
metabolismo.
Mono e
digliceridi degli acidi grassi (E471).
Li ritroviamo molto spesso nelle merendine e
nei biscotti. Possono essere di origine vegetale e quindi derivare da oli
di scarsa qualità, come olio di cocco, di palma e colza, oppure di origine
animali e sono scarti di macellazione, quindi derivare da unghie, corna e
grasso animale. Hanno la funzione di emulsionare, addensare e conservare.
L’organismo li utilizza come grassi.
Lecitina
di soia (E322), Butilidrossianisolo (E320), Acido L-ascorbico (E300-E304).
Li ritroviamo nei
prodotti da forno, cereali, biscotti e merendine. Sono antiossidanti,
impediscono che i grassi si ossidino, irrancidendosi.
La lecitina di soia non è
considerata tossica, ma favorisce la metabolizzazione e il trasporto degli
acidi grassi dal fegato alla periferia. In dosi elevate può influire
sull’assorbimento intestinale.
Per quanto riguarda l’E320, secondo alcuni, potrebbe
distruggere la vitamina D, aumentare i livelli di colesterolo e causare
allergia.
L’acido L-ascorbico altro non è che la vitamina C, è innocuo anche se
in forti dosi può avere un effetto lassativo.
Sorbitolo
(E420), Mannitolo (E421)
Sono dolcificanti che possono causare problemi allo
stomaco.
Coloranti
gialli (da E101 ad E110)
E102 ed E110 sono controindicati per chi è allergico
all’acido acetilsalicilico e per gli asmatici.
FACCIAMO ATTENZIONE :E’ molto
difficile valutare la correlazione tra diverse tipologie di additivi e valutarne
gli effetti da accumulo nell’organismo di piccole quantità di additivi diversi,
inoltre non ci sono ancora prove certe sui loro effetti a lungo termini. Ancora
non è chiaro se possono essere la causa di patologie allergiche ma di sicuro
contribuiscono all’insorgenza di intolleranze alimentari.
Da alcuni recenti studi in
inghilterra è emerso che tra additivi, coloranti e la sindrome di deficit
dell’attenzione e iperattività c’è uno stretto legame. Per cui, quello che noi
mamme possiamo fare è limitarne l’uso il più possibile e scegliere bene quello
che compriamo. Ricordiamo che i nostri figli seguono il nostro esempio, e che
non possiamo pretendere che i nostri figli rinunciano a mangiare cibo
spazzatura se noi genitori ne siamo consumatori
abituali.
Etichette
ricche di indicazioni alimentari sono sinonimo di qualità.
Più indicazioni
troviamo sull’etichetta, tanto migliore sarà il giudizio alimentare sul quel
prodotto. La qualità dell’alimento è esaltata dalle sue proprietà nutrizionali
e pubblicizzando la natura e l’origine dei suoi ingredienti. Il produttore è
obbligato, per legge, a rispettare la veridicità delle informazioni riportate
sull’etichetta. La descrizione del metodo di produzione, certificazione di
qualità, ricette e numero verde d’assistenza clienti contribuiscono ad elevare
ulteriormente la qualità del prodotto.
Non fare
troppo affidamento all’immagine riportata sulla confezione.
Sotto l’immagine
rappresentativa del prodotto ritroviamo, anche se in caratteri minuscoli, la
dicitura “l’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”, quindi non
facciamoci ingannare dall’illustrazione perché essa non è legata
necessariamente al reale aspetto del prodotto. Non dimentichiamoci di
verificare l’integrità della confezione.
Attenzione
agli slogan “ Senza……”
“Senza
zucchero”, se nell’etichetta troviamo riportato le seguenti diciture “ sciroppo
di glucosio”, “sciroppo di fruttosio”, “maltosio, “amido di mais”, “sciroppo di
vegetali” vuol dire che l’alimento contiene indirettamente dello zucchero;
queste sostanze hanno, infatti, un indice glicemico simile al saccarosio.
Preferire prodotti dolcificati con succo di uva o succo di mela o fruttosio
puro.
“Senza
grassi”, se nell’etichetta troviamo la dicitura “mono e digliceridi degli acidi
grassi” essi sono metabolizzati dall’organismo come grassi. Preferire gli
alimenti contenenti grassi mono- polinsaturi. Altro discorso e per i grassi idrogenati
che sono stati ritenuti potenzialmente cancerogeni. La normativa vigente in
materia non obbliga il produttore ad inserire la dicitura “con grassi
idrogenati” per cui noi possiamo evitarli solo affidandoci al buon senso del
produttore che può evidenziare sulla confezione la mancanza di tali grassi.
“Senza
calorie” o “Dietetico”, molte volte in questi prodotti troviamo come
dolcificante l’aspartame. Il mio consiglio è quello di evitare questi prodotti
perché l’aspartame, è stato scientificamente provato, è un composto
potenzialmente cancerogeno.
Occhio al prezzo!!!
Molte volte capita di
scegliere il prodotto in base al prezzo, pensando di risparmiare, ma in realtà
se confrontiamo i due prodotti ci possiamo rendere conto che non sempre è così.
Impariamo a confrontare il peso, sia intero che sgocciolato: mole volte quello
che costa di meno e perché contiene meno prodotto. Impariamo a verificare la
qualità: spesso l’uso massiccio di additivi sottolinea la scarsa qualità
dell’alimento, perché queste sostanze molte volte vengono usate per mascherare
l’assenza di alcuni ingredienti troppo costosi o per compensare la scarsa
qualità delle materie prime.
Quindi concludo dicendovi che questa nostra chiaccherata vuole
solo essere una condivisione di informazioni , purtroppo la nostra sola difesa
contro questo bombardamento di elementi chimici nel cibo è la conoscenza.
“Ricordate
che la difficoltà del cambiamento dello stile di vita si supera con la
consapevolezza che quando mangiamo nutriamo il nostro tempio, che è il
contenitore della nostra anima. E noi dovremmo avere profondo rispetto per il
nostro tempio”
(cit. Dott. Franco Berrino)
(cit. Dott. Franco Berrino)
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